Agopuntura

Storia dell’Agopuntura (AP)

In cinese si parla di “Medicina Cinese”  (Zhong Yi) in opposizione alla Medicina Occidentale, la medicina allopatica (Xi Yi), intendendo in questa accezione una
disciplina che va dall’Imperatore Giallo alla moderna elettroagopuntura.

”Tradizionale” è un aggettivo che sottolinea il rifarsi ad una consolidata “tradizione” (mentre questa è stata completamente disconosciuta nella medicina occidentale) anche a sottolineare una continuità che va dagli aghi di pietra all’agopuntura col laser.
La Medicina Cinese vede le sue origini nella preistoria, perciò, inevitabilmente, il mito ne è parte integrante. La versione più diffusa sull’origine della civiltà cinese fa ricorso al mito di Pan Gu, l’uomo primordiale dal cui smembramento avrebbe avuto origine l’universo (gli esseri umani sarebbero derivati dai suoi pidocchi). Seguono poi, (a seconda delle varie versioni storiche) diverse serie di imperatori leggendari, detti predinastici che coprono il periodo che arriva fino al 3000 a. C. circa.

Questi imperatori predinastici sono considerati artefici e inventori di tutte le principali innovazioni, culturali o tecnologiche, del popolo cinese: in campo medico, agricolo, astronomico etc. È a quest’epoca leggendaria che si fa risalire la nascita della medicina cinese e dell’ AP; in particolare, si deve all’Imperatore Giallo (Huang Di) la stesura del testo fondamentale di tutta la Medicina Cinese il Nei Jing, a sua volta diviso in Su Wen (81 cap.) e Ling Shu (81 cap.) Si tratta certamente di un’opera straordinaria, ma è altrettanto certo che essa sia stata scritta da più mani e, probabilmente, nell’arco di non meno di 500 anni. Il mito di Huang Di è superato dalle attuali conoscenze archeologiche, ma l’attualità e il valore straordinario del Nei Jing sono immutati e rappresentano un autentico tesoro della cultura, non solo cinese, ma di tutta l’umanità.

La Medicina Cinese attraversa dunque, con alterne fortune, almeno 4000 anni di storia, superando episodi dolorosi e drammatici come il rogo dei libri ordinato da Qin Shi nel 220 a. C. e si sviluppa in un paese in cui i periodi di divisione, guerre intestine e dominazioni straniere sono maggiori rispetto a quelli caratterizzati da unità territoriale, sotto il potere centrale di un unico imperatore. Questo fa sì che la Medicina Cinese assuma le diverse identità che la differenziano geograficamente su tutto il territorio della Cina, facendone un corpus dottrinario tutt’altro che monolitico, ma articolato e ricco di sfumature.

(molte delle notizie storiche suesposte sono tratte dall'opera "Medicina Cinese: la radice e i fiori" di Giulia Boschi, cui va la mia affettuosa riconoscenza)

Ma la domanda che quasi quotidianamente il medico agopuntore si sente rivolgere dai suoi incuriositi pazienti è sempre quella: “..ma come hanno fatto i cinesi a scoprire i punti? I meridiani? Insomma l’AP, da quale intuizione nasce?”.

E’ evidente che non possediamo dati certi per rispondere a questa domanda e possiamo fare solo delle ipotesi. Alcuni studiosi tendono ad avvalorare la leggenda secondo la quale un cinese portò la vecchia madre sulle spalle verso una montagna sacra per pregare affinchè venisse liberata da una sciatica dolorosissima. Il baldo giovane portò la madre sulle sue spalle ma a un certo punto del percorso le forze gli vennero meno e, sfinito, lasciò cadere la madre che finì su delle pietre silicee acuminate, queste la penetrarono in un punto situato nel gluteo. La vecchia si ferì, ma la sciatica passò all’istante; da allora quelle pietre vennero considerate sacre e diedero inizio alla pratica della litopuntura (lithos = pietra) che, di soperta in scoperta, diede origine all’AP.
Ho avuto la fortuna di sentire questo racconto direttamente dalle labbra di Chen Da Zhong, famosissimo professore di AP dell’Università di Shanghai (qui con me in una foto scattata a quell’epoca: 1989)

Certamente egli non credeva che le cose fossero andate proprio così, ma è evidente come egli avallasse l’ipotesi che all’AP ci si sia arrivati per caso e per tentativi successivi; oggi questa ipotesi non gode di molto seguito.

Altra ipotesi piuttosto gettonata è quella che gli antichi cinesi, attraverso pratiche di meditazione e di ascesi di scuola taoista, potessero acquisire stati di coscienza e di percettività non ordinari; in questi stati, i grandi maestri del passato ebbero la percezione del fluire della propria e dell’altrui energia. In poche parole essi “videro il qi” e da qui mosse la descrizione dei meridiani come percorsi preferenziali del qi nel corpo, e dei punti come una serie di “pozzi” lungo i meridiani.
Questa ipotesi è certamente molto cara a tutti i praticanti di Qi Gong e Taiji.

Un’altra possibilità viene adombrata dal Dr Mussat, grande studioso francese il quale ritiene che tutta la medicina cinese derivi da un grafico, chiamato Ba Gua, certamente affascinante nella sua bellezza, che viene attribuito a FuXi imperatore mitico e illustrato qui sotto in modo essenziale.

In questo grafico, in modo criptico e simbolico, sono illustrate tutte le grandi leggi che portano alla formulazione di una Medicina Energetica che vede nell’AP la sua geniale realizzazione pratica.
Mussat però, ritiene che il contenuto simbolico presente nel grafico possa essere ritrovato come patrimonio culturale anche di altre civiltà, lontane geograficamente da quella cinese (es. in Sud-America). Dunque essa farebbe parte del sapere di una civiltà ancora più lontana nel tempo che avrebbe affidato, in forma simbolica, la propria conoscenza a diversi gruppi etnici che ne sarebbero divenuti i custodi, fra questi i cinesi. Ipotesi ardita, ma non da scartare, dovendo considerarsi diversi fatti insoliti, fra i quali ne cito uno soltanto: il grafico in questione è stato certamente stilato da qualcuno che conosceva molto bene il significato e l’uso della numerazione binaria, numerazione che in occidente è conosciuta solo dopo l’enunciazione di Leibniz (1646-1716); come facevano dunque i cinesi a padroneggiare una cosa simile 2000 anni prima, da dove veniva questa loro capacità che irrompe all’improvviso, senza nessun presupposto? Senza un percorso?
Ecco così che l’AP viene vista come una semplice tecnica, la cui essenza ispiratrice però, risiederebbe nelle conoscenze di una civiltà antichissima, pre-storica e che qualcuno azzarda a dire “forse non terrena”.

L’unica cosa certa è che non abbiamo niente di certo, perciò chiunque, anche il lettore, può avanzare la sua ipotesi sulla nascita dell’AP, nessuno avrà argomenti a sufficienza né per stroncarla né per consacrarla.

Attualità

Oggi l’AP conosce un periodo di grande succcesso e di grande diffusione a livello mondiale.
Dalla Cina e dai paesi dell’estremo oriente si è diffusa e radicata ormai in tutto l’occidente e viene praticata con diverse modalità in tutto il mondo.
La stessa WHO (Organizzazione Sanitaria Internazionale dell’ONU) ne raccomanda l’adozione e l’utilizzo da parte dei sistemi sanitari nazionali, sia nei paesi poveri e in via di sviluppo, che nei paesi industrializzati, per i numerosi vantaggi che essa presenta: l’AP è economicamente molto vantaggiosa, non necessita di un’industria farmaceutica alle spalle, non richiede tecnologie sofisticate e costose, è scevra da pericoli ed effetti collaterali di rilievo, è rispettosa della personalità e della dignità del paziente.

In Italia l’AP si diffonde in modo rilevante all’inizio degli anni ‘70 ma già nel 1966 essa è praticata da un gruppo ristretto di medici guidati dal dott. Ulderico Lanza di Torre Pellice, che apre a Torino la prima Scuola Italiana di Agopuntura e fonda la S.I.A. Società Italiana di Agopuntura.

Quasi tutti i medici europei di quell’epoca, interessati all’AP, riconoscono in Nguyen Van Nghi un indiscusso caposcuola (foto sotto).

Di origine vietnamita, nato all’inizio del secolo scorso, emigrò presto in Francia dove acquisì la cittadinanza e conseguì la laurea in Medicina.
Marsiglia era la sua città, che divenne, grazie alla sua opera, il centro culturale dell’AP in Europa negli anni 70.
Veramente monumentale resta la summa delle opere pubblicate da questo formidabile protagonista.

Quasi tutti i suoi principali allievi sono divenuti, a loro volta, capiscuola e hanno dato un impulso alla Medicina Cinese in occidente, che ancora non si è affievolito, anzi, è andato crescendo nel tempo.

Oggi l’AP in Italia è ufficialmente riconosciuta come “atto medico” sia dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici (FNOMCeO) che dal pronunciamento di diverse corti giudiziarie che hanno sancito questo fatto per via giurisprudenziale.
Dunque l’AP, nonostante susciti ancora obiezioni e diffidenza in qualcuno, è di fatto entrata, con pieno diritto, nel novero delle attività mediche atte alla tutela e al recupero della salute dei cittadini italiani.

Esistono diverse scuole e diversi orientamenti che caratterizzano la pratica dell’AP, i quali, lungi dall’inficiarne la validità e la credibilità, la rendono strumento estremamente flessibile e versatile nelle mani di medici esperti, che, nonostante i diversi orientamenti culturali, riescono comunque ad ottenere validi risultati terapeutici, nel pieno interesse dei loro pazienti.

Questo per affermare come oggi non esista solo un’AP “cinese”, ma come diversi orientamenti scientifici e culturali abbiano permesso la nascita di scuole le quali, affrancandosi dal modello iniziale, hanno fatto progredire diversi “stili” e diverse “concezioni” di agopuntura.

Due esempi per tutti : “La Riflessoterapia”, in cui la cultura cinese è quasi del tutto assente ed è sostituita dalle attuali conoscenze neurofisiologiche; e “L’Energetica dei Sistemi Viventi” di Mussat che stabilisce un vero e proprio nuovo paradigma.

Anche all’interno dell’AP che si definisce “cinese” esistono diverse modalità e diversi orientamenti, la scienza che si pratica oggigiorno in Cina e che viene ormai da tutti definita TCM (Traditional Chinese Medicine) deriva certamente dalla Medicina Cinese antica, ma è sempre più permeata da conoscenze moderne e sempre più tesa verso una standardizzazione molto poco “taoista”.
Altre Scuole e altri autori si rifanno, invece, più strettamente alla tradizione taoista definendo così un’AP detta “Classica”; per non parlare dell’AP giapponese, vietnamita o coreana, tutte con specificità loro proprie.

Dunque l’AP non è un monolito immutabile e statico, ma un mondo di conoscenze dinamico e in continua evoluzione, capace di generare ogni giorno nuove possibilità, rinnovando e riproponendo antiche consapevolezze.

Sull’efficacia dell’AP ancora qualcuno avanza dubbi e obiezioni, ma la forza delle migliaia, dei milioni di pazienti che ogni giorno possono testimoniare dei benifici ottenuti dall’AP, rende, a mio parere, quasi pleonastici i pur lodevoli tentativi di organizzare studi controllati e randomizzati con lo scopo di validare ciò che è un’evidenza palmare.

In Italia la F.I.S.A. (Federazione Italiana delle Società di Agopuntura) raggruppa ormai più di quattromila medici che hanno conseguito una formazione specifica in AP, entrando in contatto e assorbendo molti dei principi ispiratori della Medicina Cinese.
Anche se per molti di loro l’AP non diverrà mai una vera e propria professione restando una sorta di escursione culturale, comunque il consenso che, tramite loro, si è creato all’interno del mondo scientifico e accademico fa credere che non si potrà più tornare indietro: l’AP guadagnerà certamente spazi nuovi all’interno del nostro Sistema Sanitario e sono certo che presto sarà considerata una normale opzione terapeutica, al pari di ogni altra pratica medica o chirurgica.

Come Funziona

“Come funziona l’AP? Come fanno gli aghi ad agire e a curare?”

Questa è una delle domande che più frequentemente mi vengono rivolte dai miei pazienti e risponderò qui nello stesso identico modo col quale rispondo alla loro legittima curiosità :
esistono due spiegazioni, quella scientifica e (parafrasando Castaneda) quella degli stregoni.

La spiegazione scientifica

Innanzi tutto l’AP si fa con gli aghi e questi non contengono nulla (non si può immaginare quante persone credono che gli aghi siano in qualche modo medicati, intinti in qualche sostanza).
Gli aghi sono aghi e basta, certo sono molto di più di un pezzo di ferro.
Essi sono metallici, ma più frequentemente bimetallici e questo è importante.
Solitamente l’ago per AP ha uno stelo di acciaio armonico e il manico costituito da un filo avvolto a spirale di rame crudo o argentato (esistono e sono sempre più diffusi gli aghi monometallici, o anche col manico di plastica; personalmente concordo con M. Mussat, il quale, riportando dati sperimentali, attribuisce all’ago classico migliori capacità elettriche e perciò maggior efficacia terapeutica).

Dunque, essendo una coppia galvanica, l’ago ha evidenti doti elettriche, esso può essere considerato (e di fatto è) una piccola pila e questa pila, questo oggetto elettricamente attivo, quando viene infitto nel corpo di un paziente interferisce pesantemente con il suo campo elettromagnetico indotto.
Cos’è questo campo elettromagnetico?
Molto semplicemente tutti noi, vivendo, produciamo un campo elettromagnetico, debole ma evidente, esso è creato dal nostro metabolismo, dalle attività organiche e ricopre il nostro corpo nella sua interezza.
In questo fenomeno non c’entra nulla l’attività nervosa che funziona con potenziali elettrici molto maggiori e che , non a caso, è elettricamente isolata dalla mielina che ricopre ogni nervo.
Questo campo elettromagnetico, non ancora sufficientemente studiato a causa dei suoi bassissimi potenziali e delle facilissime interferenze, è certamente un potente veicolo di informazioni dalla periferia verso il centro e viceversa; quando si inserisce un ago in questo campo lo si perturba creando un “segnale”.
Questo segnale è veicolato fino al Sistema Nervoso Centrale dove viene processato e dove viene elaborata una risposta: questo fa l’AP.

Come lo faccia e quale sia la “sintassi” attraverso la quale questi segnali vengono processati è la sfida alla ricerca dei prossimi anni, per ora sappiamo quasi nulla.
Facendo un paragone è come se avessimo capito che la comunicazione fra due persone si compie grazie l’emissione e alla percezione di suoni, e questo è un passo; poi comprendere il linguaggio, le sue regole, saperlo parlare, è altro passo e ben più lungo.

La spiegazione degli stregoni
(…la spiegazione degli stregoni tira un colpo che non si può parare. Carlos Castaneda)

Da quando lessi Castaneda mi fu sempre cara questa definizione e trovo che si adatti perfettamente a ciò che vado a dire, poiché la Medicina Cinese è stata considerata, per lunghi anni anche in Italia, “roba da stregoni”, e questo detto un po’ ridendo e un po’ no.

Dunque i cinesi considerano che tutto il mondo sia “Qi” (energia), se più aggregato è materia, se più rarefatto è energia e funzione.
Il corpo ha un qi e questo circola attraverso i canali meridiani.
Non può esistere malattia senza che vi sia un’alterazione della circolazione del qi, anzi l’alterazione della circolazione del qi è l’essenza stessa della malattia, senza alterazione nel fluire del qi non c’è malattia; se il qi scorre fluido abbiamo lo stato di salute e benessere.
Se il paziente è malato, se soffre, il medico ha come primo compito quello di scoprire dove il qi vede alterato il suo fluire, dove il qi è in stato di pienezza o di deficit, dove il qi è agitato dal calore o paralizzato dal freddo, insomma, la prima cosa che deve fare il medico è la diagnosi.

Questo deve essere chiaro: la Medicina Cinese e l’AP richiedono una diagnosi; si tratta di una diagnosi energetica, ma è una diagnosi chiara, circostanziata: non esiste “male qui ago qui, male là ago là” questa è una degenerazione dell’AP, è AP da medici scalzi, è “agoterapia a prova di stupido” come diceva il mio compianto Maestro.

Dunque fatta la diagnosi, si propone la terapia attraverso l’infissione e la manipolazione degli aghi.
La spiegazione degli stregoni ci dice che l’ago è il prolungamento dell’intento del terapeuta il quale, attraverso di esso, raggiunge il qi del paziente e “lo tocca”, lo dirige, gli dà impulso.
Ecco che possono essere sciolti i nodi, colmate le lacune, riportata l’armonia del corretto fluire del qi.

A qualcuno può parere assurdo che si faccia medicina nel 2000 con questi concetti, ma mi preme sottolineare come sia importante essere coerenti al sistema di riferimento che si è scelto di adottare.
Non esiste “la realtà”, ne esistono diversi modelli descrittivi (non lo dico io, ma la Fisica moderna), dunque se io accetto fin dall’inizio “la spiegazione degli stregoni” e procedo coerente con essa, alla fine avrò una risposta nel linguaggio degli stregoni, ma sarà comunque una risposta capace di dirmi come operare in quanto agopuntore.

La grande differenza fra la spiegazione scientifica e quella degli stregoni risiede proprio nel fatto che quest’ultima possiede (coerentemente al proprio sistema di riferimento) le chiavi della sintassi del corpo, dando così, al medico, una operatività che la spiegazione scientifica non è ancora arrivata a dare.

Indicazioni e Controindicazioni

Le indicazioni dell’agopuntura e delle tecniche correlate (moxibustione, ventose etc) sono molto estese, contrariamente a ciò che credono in molti, i quali ritengono che l’agopuntura abbia indicazione solo nelle patologie dolorose. Tutta la patologia funzionale può essere passibile di trattamento con Agopuntura e anche una buona parte della patologia organica può trarre vantaggio dal trattamento con AP. Questo non significa che si possano risolvere tutte le problematiche ma certamente anche le patologie che non hanno la possibilità di guarire possono comunque avere miglioramenti significativi.

Le controindicazioni dell’AP sono molto modeste e si possono riassumere nella prudenza che si deve seguire nel trattare certi determinati punti nella donna gravida, mentre l’AP resta un validissima opzione nella gestante, proprio per la sua possibilità di curare senza il rischio della somministrazione di farmaci chimici. Nemmeno la ricorrenza mestruale rappresenta una controindicazione assoluta alla pratica dell’AP, non trovandosi una proibizione siffatta in nessun testo classico della Medicina Cinese. Perciò l’AP è praticabile sempre purchè si adottino quei principi di prudenza e competenza che un medico adeguatamente preparato deve saper offrire in ogni circostanza.

Tenterò di proporre un elenco di patologie, fra le più comuni che vedono l’AP fra le proposte terapeutiche possibili accompagnate da un commento ispirato maggiormente dalla mia esperienza personale e dalla letteratura scientifica inerente:

Medicina Interna

  • Malattie da raffreddamento
    possono essere affrontate con l’AP anche se con risultati non sempre costanti. A volte mi è capitato di stroncare incipienti raffreddori, ma altre volte non è stato possibile riprodurre i risultati.
  • Bronchiti
    certamente le forme croniche possono trarre grande vantaggio dalla terapia con AP. Diminuzione della reattività bronchiale e della produzione di catarri sono pressochè costanti.
  • Asma
    Efficace l’AP nel trattamento dell’asma di natura allergica sia stagionale che perenne.
    In alcuni casi il trattamento può essere risolutivo, più spesso la patologia rimane, ma con manifestazioni sintomatiche molto ridotte.
  • Gastriti croniche
    Patologia di non sempre facile risoluzione, a volte basta l’AP per portare miglioramenti significativi, a volte occorre il supporto di altre terapie
  • Stipsi
    Trattandosi di patologia spesso decennale richiede uno sforzo diagnostico particolare per riuscire a personalizzare sufficientemente la terapia. A volte il risultato è spettacolare.
  • Enuresi
    Anche molti urologi riconoscono che l’AP deve essere considerata una terapia di prima scelta nel trattamento di questa affezione dove i risultati sono quasi sempre ottimi.
  • Ipertensione arteriosa
    Personalmente trovo che i risultati in questa affezione siano troppo incostanti per pensare di ottenere un compenso stabile della situazione circolatoria di questi pazienti con la sola AP
  • Artrite reumatoide
    In questa malattia molto grave l’AP può essere considerata un possibile supporto. Anche molto utile nel contenere le pousseé infiammatorie non può essere vista come un rimedio risolutivo
  • Cefalee
    Certamente questo è uno dei campi in cui l’AP ottiene i risultati migliori, anche in considerazione della difficoltà della Medicina Occidentale nel contenere questa patologia.
    I farmaci hanno quasi sempre il ruolo di stroncare una crisi di malditesta, mentre l’AP si prefigge, e quasi sempre riesce, a prevenire l’insorgenza della crisi. In alcuni casi, nemmeno troppo rari, ho visto la completa scomparsa delle crisi, quasi sempre una loro significativa riduzione.
  • Nevralgia del trigemino
    patologia di estrema gravità, tanto da portare al suicidio alcuni sfortunati pazienti, trova nell’AP una valida terapia, spesso risolutiva a volte di contenimento
  • Paralisi facciali
    Esistono decine di lavori scientifici, soprattutto cinesi che mettono in evidenza come le paralisi di Bell (7° nervo cranico o faciale) ottengano guarigioni più rapide e complete se trattate con AP.
  • Sequele neurologiche di eventi vascolari cerebrali
    Senza attendersi miracoli, si può però affermare tranquillamente che le paralisi post-ictus possono trarre enormi vantaggi dall’AP, soprattutto se questa viene applicata in fasi precoci. Anche la mia esperienza personale conferma appieno queste indicazioni, senza dimenticare che l’AP in questi casi, non fa altro che sovrapporsi alle terapie già in atto, sia farmacologiche che fisioterapiche. Essa rappresenta perciò un “di più” cui sarebbe un vero peccato rinunciare.
  • Sciatica
    Esistono sciatiche molto diverse per causa, decorso, prognosi. In generale l’AP può essere utile in tutte le forme e risultare risolutiva in molte di esse, non escluse anche le forme da ernia discale conclamata, sono escluse le forme da dolore neoplastico.
  • Sindromi ansioso-depressive
    Grande efficacia dell’AP in tutte le forme di nevrosi ansioso-depressiva, nelle forme che potremmo definire ambulatoriali. Di approccio molto più delicato le forme maggiori di origine psicotica, anche se esse vengono trattate in Cina in strutture ospedaliere.
  • Sindrome climaterica (menopausa)
    Molti disturbi caratterizzano questa sindrome e molti di essi possono essere dominati con trattamenti oculati con AP. A volte è difficile domare il “fuoco” che tormenta e fa sudare queste pazienti.

Chirurgia e ortopedia

  • Colecistopatie
    Efficace nella terapia delle discinesie biliari e delle algie dell’ipocondrio
  • Cistiti e uretriti
    Affezioni quasi sempre causate da batteri, sono però sostenute da un “terreno” che ne favorisce l’insediamento. L’AP non combatte i batteri ma è in grado di cambiare le condizioni del terreno con buoni risultati.
  • Patologie osteo-articolari
    Tutta la patologia dell’apparato muscolo-scheletrico è passibile di trattamento con AP, con risultati, ovviamente, molto variabili in rapporto alla gravità e all’età del soggetto.
  • Periartriti della spalla
    Buoni risultati
  • Lombalgie (mal di schiena)
    Esistono diversi lavori nella letteratura scientifica che confermano come l’AP sia efficace in questa patologia, ma bastavano i numerosi e quotidiani riscontri personali per confermarlo
  • Ernie discali
    Si ritiene che circa il 95% delle ernie discali (in cui sono assenti deficit neurologici) non tragga nessun beneficio dal trattamento chirurgico, così le attuali linee guida consigliano terapia medica e fisica fino alla remissione dei sintomi. In tutti questi casi l’AP è in grado certamente di giocare un ruolo di primo piano ed essere determinante.
  • Mastiti
    Patologia di non frequente osservazione ma che, nei pochi casi che ho potuto trattare, mi ha dato sempre ottimi risultati.

Oculistica e ORL

  • Congiuntiviti
    Patologia proteiforme dovuta a molte cause diverse, è comunque trattabile con buoni risultati.
  • Cataratta
    Esiste una letteratura relativa al trattamento di questa affezione mediante AP; personalmente ritengo che i moderni trattamenti chirurgici siano da preferirsi per semplicità ed efficacia.
  • Glaucoma
    Affezione cronica che, con l’AP, può dare grandi soddisfazioni con remissioni lunghissime.
  • Retinopatie
    Alcune forme benigne possono essere trattate con AP, che comunque, non deve considerarsi come la terapia d’elezione per queste affezioni.
  • Atrofia ottica
    L’atrofia del 2° nervo cranico, spesso da causa sconosciuta, può essere affrontata con l’AP che può migliorare e rallentare l’evoluzione del male, considerata anche la mancanza di valide alternative.
  • Miopia
    Più efficace e decisiva la chirurgia corneale per risolvere questa patologia.
  • Vertigini
    Anche in questa patologia la Medicina ufficiale ottiene risultati modesti e incostanti. Ecco così che l’AP si pone come valida alternativa vantando buone percentuali di risultati positivi, spesso in tempi assai ridotti.
  • Acufeni (ronzii)
    Estremamente difficili da trattare con farmaci, possono essere trattati con l’AP con risultati non straordinari ma significativi e soddisfacenti.
  • Otiti
    L’AP è efficace e spesso risolutiva, in particolare nelle forme recidivanti del bambino.
  • Riniti
    Ottima l’AP, specie nelle forme croniche su base allergico-disreattiva, con ipertrofia dei turbinati e ostruzione nasale
  • Rinosinusiti
    Anche nelle flogosi croniche dei seni nasali il trattamento con AP può sortire ottimi risultati fino alla risoluzione del problema.
  • Tonsilliti
    L’AP è da consigliare nelle forme cronico-recidivanti che non abbiano ancora raggiunto una invasione batterica massiccia delle cripte (spremitura positiva)

Ostetricia Ginecologia

  • Dismenorrea (mestruazioni dolorose)
    Molto efficace l’AP in questa condizione, risultati ottimi in gran parte dei casi.
  • Amenorrea
    In molti casi si ha un ripristino delle funzioni e una ricomparsa dei cicli, sempre che non vi siano condizioni gravi che lo impediscano.
  • Irregolarità dei cicli
    Una buona normalizzazione è un risultato normalmente conseguibile.
  • Infiammazioni croniche della pelvi (endometriosi)
    Esistono lavori interessanti (uno molto bello del Dr. P. Evangelista è consultabile nella sezione documenti e articoli) che dimostrano come anche questa affezione, spesso assai seria, possa avere grandi giovamenti dall’AP
  • Fibromatosi uterina
    Molte volte ho visto fibromi uterini ridursi in modo sorprendente, purtroppo questi brillanti risultati non sono un riscontro costante
  • Malposizione fetale (feto in presentazione podalica)
    Esiste una vasta letteratura (anche di origine occidentale) che dimostra come l’AP sia efficace nel determinare un riposizionamento del feto nelle ultime settimane di gestazione, evitando così il parto cesareo, in una grandissima maggioranza dei casi (sup all’80%).
  • Vomito gravidico
    Non sempre di facile controllo, in parecchi casi l’AP risulta detrminante.

Dermatologia

  • Orticaria
    Efficace l’AP in una condizione in cui spesso i farmaci possono solo tamponare la situazione senza modificarne il decorso.
  • Psoriasi
    Personalmente non ho mai osservato risultati apprezzabili in questa condizione morbosa, se non qualche miglioramento sempre breve e temporaneo.
  • Prurito vulvare
    Buone possibilità di risoluzione o miglioramento.
  • Herpes Zoster (Fuoco Sacro)
    Quasi costantemente l’AP è risolutiva nel  giro di pochi giorni, abbreviando di molto le sofferenze di questi pazienti. Più difficile la risoluzione delle nevralgie posterpetiche soprattutto se affrontate dopo molto tempo dalla malattia acuta.

Strumenti

Aghi

Ovviamente l’Agopuntura si fa con gli aghi. Anticamente gli aghi “classici” erano di 9 tipi e servivano a molti scopi, alcuni di natura nettamente chirurgica, come per es. incidere e drenare gli ascessi. (vedi foto a lato).
Gli aghi che si utilizzano oggigiorno appartengono al tipo “Hao” o “ago filiforme”. Gli aghi più diffusi sono di fabbricazione cinese e sono composti da due metalli: acciaio lo stelo, mentre il manico è costituito da una spirale di filo di rame. Oggi alcune aziende, soprattutto giapponesi,  fabbricano aghi monometallici spesso con il manico di plastica (foto sotto), ma essi non incontrano molto la mia approvazione.

Non ho la pretesa di avere per forza ragione, ma essendo l’ago uno strumento “elettrico” ritengo che l’unione di due metalli (coppia galvanica) sia più efficiente di un solo metallo per giunta isolato elettricamente sul manico. Gli aghi che personalmente prediligo e utilizzo più frequentemente sono di tre dimensioni, da 25, 40 e 50 mm di lunghezza (senza contare il manico) con diametro tra 0,25 e 0,30 mm e ritengo che con questi strumenti si possa fare il 99% dei normali interventi di Agopuntura. In casi particolari come pazienti molto corpulenti, in aree profonde come il muscolo gluteo, è possibile si rendano necessari aghi di lunghezza maggiore, ma questo raramente.
Gli aghi che si utilizzano attualmente sono tutti rigorosamente monouso, confezionati uno per uno, sterilizzati dal costruttore e sono sicuri al 100%, riportano sulla confezione la data di scadenza e il marchio di approvazione della UE.

Spesso ci si sente domandare se esistano e vengano utilizzati aghi d’oro o d’argento. Personalmente, come la quasi totalità dei miei colleghi, ritengo che che questi aghi siano più dei gadget per turisti che strumenti terapeutici.

Elettrostimolatori

Alla fine degli anni 50 e agli inizi degli anni 60, in Cina, per utilizzare l’Agopuntura a fini anestesiologici negli interventi chirurgici, vennero messi a punto i primi elettrostimolatori per AP.

Essi erano e sono ancora strumenti molto semplici dal punto di vista costruttivo (ne conservo alcuni che forse iniziano ad avere valore come antiquariato) non essendo altro che emettitori di onde elettriche (di solito positive con un rapido picco negativo) regolabili per frequenza e intensità. Dopo un primo impiego esclusivo in campo anestesiologico, si sono adottati gli elettrostimolatori anche nella normale terapia facendone un uso anche eccessivo, infatti vi erano agopuntori che non mettevano aghi senza stimolarli elettricamente. Personalmente non ho mai avuto molta simpatia per questa tecnologia, ma devo ammettere che anche la mia preclusione era forse eccessiva e in alcuni casi l’elettrostimolatore rappresenta uno strumento utile che può aggiungere qualcosa, anche di determinante, alla terapia.

Attualmente si trovano apparecchi di costruzione cinese, giapponese e anche nazionale, tutti sono in grado di garantire la funzione per cui sono nati, si tratta, ripeto, di una tecnologia molto semplice.

Gli apparecchi vengono collegati agli aghi, dopo che questi sono stati posizionati sul paziente, mediante sottili fili elettrici, recanti alle estremità appositi morsetti. Le frequenze terapeutiche sono di solito abbastanza basse e l’intensità è regolata sulla capacità di sopportare del paziente, che comunque non deve mai provare dolore o forte disagio.

Spesso l’elettrostimolazione provoca ritmiche contrazioni dei muscoli interessati, non dolorose se l’intensità è ben regolata.

Moxa

La moxa è una sostanza rappresentata dalle fibre vegetali, essiccate e triturate della pianta Artemisia Vulgaris. (foto a lato)

La pianta viene raccolta in autunno, essiccata in ambiente molto aerato e, liberata delle parti legnose più grossolane, viene poi triturata ad ottenere una sostanza chiamata “lana di moxa”. L’applicazione terapeutica della “moxa” si chiama “moxibustione” e si propone lo scopo di stimolare gli agopunti col calore, questo si può realizzare con diverse tecniche..

I CONI: dalla lana si modellano, con le dita, dei piccoli coni di moxa che vengono applicati sul punto di agopuntura e incendiati con un bastoncino d’incenso (la moxa brucia senza fiamma e con una brace che avanza lentamente); arrivati al limite dell’ustione, il conetto viene rimosso e si ripete l’operazione.

LO STICK (o bastoncino di moxa): la lana viene avvolta in carta di gelso a confezionare un vero e proprio sigaro che viene incendiato a un’estremità, questa estremità ardente viene avvicinata ai punti da trattare e il paziente risente un grande calore irradiato dalla brace; al limite della tollerabilità lo stick viene allontanato e si ripete l’operazione (vedi immagine).

AGHI CALDI: la lana di moxa (o un pezzetto di stick, o un piccolo rotolo confezionato ad hoc) viene posta sull’ago già applicato al paziente e viene incendiata. La moxa bruciando scalda sia la pelle del paziente per irraggiamento, che il manico dell’ago, che veicolerà il calore all’interno. Tecnica fortemente indicata per le affezioni da umidità e freddo.

LA MOXA SENZA FUMO: ultimamente, per ovviare al principale effetto collaterale della moxa rappresentato dal fumo intenso sprigionato dalla combustione e dal relativo intenso odore, è stata realizzata una moxa che brucia senza fumo. Questo tipo di moxa si presenta come una specie di carbone e può essere utilizzato come stick o applicato sugli aghi. Personalmente la trovo ottima e ha liberato il mio studio medico dal perenne odore di moxa che vi aleggiava.

Ventose o coppette

Le ventose chiamate anche coppette, sono un metodo antico che non appartiene però solo alla Medicina Cinese. Esse venivano utilizzate anche nelle nostre campagne, certamente molti anni prima che si conoscesse alcunchè della Medicina Cinese. Venivano praticate per lenire i dolori e le affezioni “di petto”, bronchiti, catarri etc.

Anticamente in Cina le coppette di vetro (fragile e difficile da produrre) erano sostituite da coppette di bambou, ricavate tagliando la canna di bambou (di dimensioni acconce) a poca distanza da un nodo, si creava così un piccolo vaso che, una volta che ne fosse stato smussato il bordo, assolveva perfettamente il compito (vedi foto sotto).

La tecnica della coppettazione con scarificazione, che ancora oggi si pratica in Cina, consiste nel praticare una piccola incisione sulla parte interessata prima di applicare la ventosa, in questo modo si ha la fuoriuscita di una discreta quantità di sangue (microsalasso) e la stessa identica cosa si otteneva, nelle nostre campagne, con l’applicazione delle sanguisughe.

Le ventose da sole, o ancor più con microsalasso, sono particolarmente indicate per lenire le condizioni di infiammazione intensa, acuta o cronica, con una rilevante componente “calore”.

A qualcuno risultano un po’ impressionanti le ecchimosi che normalmente le ventose lasciano nel punto della loro applicazione, ma voglio sottolineare come queste ecchimosi (lividi) siano del tutto indolori e come spariscano completamente in pochi giorni senza lasciare traccia.

Oggi sono sempre più spesso utilizzate delle ventose di plastica recanti una valvola in cima, che permette di aspirare l’aria mediante una semplice pompa a mano; questo rende non più necessarie quelle “folcloristiche” manovre fatte col fuoco per creare il vuoto nelle coppette di vetro tradizionali.

Martelletto o “Fior di pruno”

Il Martelletto a 7 aghi detto anche “Fior di pruno” è uno strumento semplice, ma efficace volto al trattamento locale. Appartiene alla grande categoria dei metodi “Gua Sha” cioè di metodi di trattamento squisitamente “locale”, spesso di derivazione popolare, ma assai efficaci nel lenire affezioni soprattutto periferiche.

Il martelletto può essere utilizzato con diverse “intensità”, dalla semplice stimolazione con arrossamento locale, fino ad un lieve sanguinamento come nelle affezioni da calore.

Un tempo si utilizzavano martelletti metallici che venivano sterilizzati. Questo offriva un livello di sicurezza non sufficiente e queste metodiche sono state abbandonate. Oggi è possibile disporre di ottimi strumenti dotati di testine intercambiabili monouso, cosa che ha conferito anche a questa tecnica una sicurezza assoluta.

PICCOLO CORSO DI MEDICINA CINESE

Il documento pdf cliccabile qui sotto rappresenta un piccolo esempio di come la Medicina Cinese intenda e consideri alcune fra le principali cause di malattia: le energie ambientali esterne. Purtroppo la Medicina Occidentale non riconosce grande validità a questa impostazione di pensiero e considera il vento, il freddo etc solo banali elementi climatici, senza dar loro grande rilevanza. Forse qualche soggetto meteoropatico, abituato a sentirsi un po’ dileggiato per i suoi disturbi, leggendo queste poche righe, sentirà invece che c’è anche qualcuno in grado di comprenderlo.